8 luglio 2004

La casa morta

L’Istituto italiano di cultura a Mosca è in mano a una pazza creativa di fandonie. Una tal Angelica Carpifave, “professoressa honoris causa” all’Università Statale e Culturale di Mosca, diplomificio di recente istituzione che fornisce lauree agli “ignoranti” uomini d’affari. Nominata dal Berlusca, è stata dichiarata ufficialmente non gradita dal ministro della cultura russo. A promuovere la cultura italiana a Mosca è stata messa una persona con la quale gli intellettuali russi non vogliono parlare. Uno dei più grandi italianisti russi, Viktor Gaiduk, ha detto che Carpifave “fa ridere tutta Mosca” per le cose che fa, come Berlusconi insomma che fa ridere tutto il mondo. Un altro italianista, Ghennadij Kiselev, che ha tradotto in russo Calvino, Moravia, Lampedusa, Landolfi, Baricco, ha detto che sotto la gestione Carpifave l’Istituto è diventato “un castello kafkiano, una fortezza buzzatiana, popolata solo di guardie, che sorvegliano perché nessuno entri in biblioteca”. Il 9 febbraio scorso il 100% del personale dell’Istituto ha aderito ad uno sciopero indetto da Cgil-Cisl-Uil contro la gestione della nuova direttrice. Quasi tutti poi si sono fatti trasferire presso l’Ambasciata italiana. La direttrice si è barricata da sola nelle stanze dell’Istituto, in compagnia degli agenti della security privata (ex Kgb). Su ordine della direttrice, la biblioteca e la videoteca dell’Istituto sono stati chiusi al pubblico “perché a contatto con il personale e con studiosi e studenti i libri e le videocassette s’impolverano e si rovinano”.

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