23 ottobre 2004

Il padre di Vespa

Mentre Vespa, giovedì scorso, andando da una porta all'altra si rammaricava per non aver potuto scrivere lui il libro Mussolini mio padre, un gruppo di duecento ragazzi romani erano in visita nei luoghi dello sterminio nazista di Auschwitz, accompagnati dal sopravissuto Shlomo Venezia.
Vespa sosteneva che Mussolini era un padre dolce e premuroso, che dopo essere stato dall'amante Petacci tornava ogni sera a dormire nel letto di casa, che era un uomo che si lavava molto e con sapone profumato; Shlomo ricordava che con la corresponsabilità dell'Italia facsista di Mussolini furono sterminati dai nazisti di Hitler circa seimilioni di ebrei con fucilazioni all'aperto, nei campi di stermino, nelle camere a gas e nei forni crematori di Auschwitz dove si raggiunse la capacità di sterminio di 4756 persone al giorno.
Vespa favoleggiava che il duce avrebbe voluto essere liberato dagli americani e non dai tedeschi, smentito in questo dallo stesso Romano, figlio di Mussolini; Shlomo diceva: «E' una vergogna. Va a finire che riabilitano Mussolini come hanno fatto con i Savoia».
La storia vera è stata scritta dai fatti, non può essere cambiata dalle chiacchiere di Vespa. E' stato scritto: «Lo sterminio del popolo ebraico è una ferita profonda e inguaribile nella storia: è l'efferatezza e l'insensatezza di un Nuovo ordine, istituito all'insegna della sistematica violazione dei diritti umani più basilari ai danni di milioni di uomini, donne, bambini ebrei, oppositori politici, zingari, omosessuali, testimoni di Geova, religiosi, disabili psichici e fisici, mendicanti, senza fissa dimora, prigionieri di guerra e normali cittadini».

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