5 gennaio 2005

Luzzi e non Luzi

La madre dei cretini è sempre incinta. E al posto del termine "cretini" potete metterne qualunque altro più vi aggrada. Un tal Tommaso Luzzi di An, pare vice presidente del Consiglio regionale del Lazio, ha tenuto a precisare: «Io non ho nessuna parentela con il poeta. Il mio cognome si scrive con due zeta e non come quello del senatore a vita. Appartengo alla larga schiera di italiani che si vantano di non leggere le sue poesie e di non condividere le sue deliranti affermazioni». Bravo il cretino.
Sarebbe come se io dicessi: «Attenzione! Io mi chiamo Biondi, con la i dopo la b, e non Bondi, come il pallore (con la r) gonfiato che ha fatto il grande salto da sindaco comunista del suo paese a coordinatore di Forza Italia. A lui gli manca qualcosa rispetto a me». Come se fosse un grande merito avere una i in più nel cognome. Ed invece per qualcuno è un grande merito avere due z invece di una. Che volete questa è la cultura di chi non legge poesie. Lui e qualche altro non si è accorto che siamo nel giorno del grande perdono. Oppure avendo studiato a lungo per sparare qualche cazzata ad effetto non ha potuto farne a meno. O forse conoscendo molto bene il Berlusca ha capito che, come al solito, lui stava spudoratamente mentendo quando diceva alla madre del Dal Bosco: «Signora stia tranquilla. Non farò nessuna querela, nessuna denuncia, per me la vicenda è chiusa». E sì, se io fossi Dal Bosco non starei per niente tranquillo. Da un giorno all'altro mi potrei vedere con una bella querela in testa, preparata da Previti e Ghedina. Poi il Berlusca direbbe che quando lui parlava di perdono i suoi avvocati non l'avevano preso sul serio. Attento Berlusconi, accettando le scuse potresti accreditare l'ipotesi che anche i comunisti sono buoni. Povero Dal Bosco a nulla gli sarebbe valso andare a piedi a Canossa (a Roma da Berlusconi); a nulla gli sarebbe valso essersi «pentito di aver messo in cattiva luce gli uomini della scorta del premier». A proposito, qualcuno dovrebbe dire a quel nuvolo spropositato di facce sempre ingrugnite che bisogna salvaguardare non solo gli attributi anteriori del premier ma anche il foro di dietro.

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