22 aprile 2006

Alida Valli è morta

Alida Valli è morta stamani 22 aprile 2006 a Roma all'età di 85 anni. Era nata a Pola il 31 maggio del 1921, figlia di Silvia Obrekar e del barone Gino Altenburger.
Di nobili origini quindi, visse in un ambiente familiare colto e agiato; compiuti gli studi iniziali a Pola e frequentato il liceo scientifico a Como, si trasferì a Roma, dove seguì un corso di recitazione presso il Centro sperimentale di cinematografia.
Si dice che il fortunato pseudonimo Valli venne scelto da lei, consultando a caso un elenco telefonico, nel 1937 in occasione del secondo film girato: Il feroce Saladino di Mario Bonnard. Aveva esordito nel cinema il 1936, all'età di 15 anni, nel film I due sergenti di Enrico Guazzoni.
Ha avuto una vita sentimentale piuttosto tormentata: era divorziata dal marito, il musicista Oscar De Mejo, con cui ha avuto un figlio. Negli ultimi anni ha sofferto di gravi problemi economici, tanto che nel 2004 è stata costretta, per vivere, a beneficiare della legge Bacchelli.
Di rara bellezza (incarnato luminoso, corporatura longilinea, occhi dall'inconfondibile colore chiaro e dallo sguardo fiero) e di notevole espressività, è stata una delle più grandi interpreti del cinema italiano, internazionalmente riconosciuta e apprezzata.
Alida Valli ha girato per il cinema oltre 100 lungometraggi, partecipato a oltre 30 diverse produzioni di show e telefilm televisivi e ad altrettanti lavori teatrali con centinaia di rappresentazioni. Resta una delle più grandi attrici della storia del cinema e l'indiscussa «signora del cinema italiano».
Raggiunse la popolarità grazie al regista Max Neufeld, che ne fece l'attrice principale del cinema dei "telefoni bianchi", dirigendola in sei film, nei quali interpretò il ruolo della giovane dinamica e sbarazzina. Il primo film di questa serie fu La casa del peccato del 1938.
Successivamente impersonò il personaggio della giovane fragile e delicata ma romantica e passionale in una serie di film, spesso in costume e di derivazione letteraria, diretti da Carmine Gallone, Mattioli, Soldati, Goffredo Alessandrini, Mario Camerini.
Nel 1947 si trasferì negli Stati Uniti, dove tra l'altro interpretò insieme a Gregory Peck, sotto la regia di Alfred Hitchcock, Il caso Paradine.
Rientrata in Italia, nel 1954 interpretò Senso di Luchino Visconti, il film più importante della sua carriera, impersonando la contessa Livia Serpieri, una donna appassionata e dilaniata che per amore del giovane e bellissimo ufficiale austriaco Franz Mahler (Farley Granger) tradisce la patria e il marito.
Nel 1957 interpreta un altro intenso ruolo drammatico ne Il grido di Michelangelo Antonioni; nel 1958 Gli amanti del chiaro di luna di Roger Vadim; nel 1963 Ophélia di Claude Chabrol; nel 1967 Edipo re di Pier Paolo Pasolini; nel 1972 La prima notte di quiete di Valerio Zurlini; nel 1976 Novecento di Bernardo Bertolucci; nel 1977 Suspiria di Dario Argento; ancora nel 1977 Berlinguer ti voglio bene di Giuseppe Bertolucci, con Roberto Benigni.
Premi ottenuti: "Nastro d'argento" nel 1947 per Eugenia Grandet (1946) di Mario Soldati, "Premio speciale della mostra internazionale del cinema di Venezia" per Piccolo mondo antico (1941) di Soldati, "Leone d'oro alla carriera" nel 1997, "David di Donatello" nel 1982 per La caduta degli angeli ribelli (1981) di Marco Tullio Giordana, "David di Donatello alla carriera" nel 1991.
In teatro ha alternato periodi di intensa attività ad altri, più lunghi, di quasi totale assenza. Aveva esordito nel 1956 con una compagnia che portava il suo nome. Nel 1958 aveva recitato anche negli Stati Uniti.
Ha lavorato anche molto in televisione, dove aveva debuttato nel 1959 in I figli di Medea per la regia di Vladimiro Cajoli.
Nel 1995 vengono pubblicate due sue biografie: Il romanzo di Alida Valli: storie, film e altre apparizioni della signora del cinema italiano di Lorenzo Pellizzari e Claudio Valentinetti, edizioni Garzanti, e Alida Valli di Ernesto G. Laura e Maurizio Porro, Gremese Editore.

CINEMA: E' MORTA ALIDA VALLI
Il cinema piange la morte di Alida Valli
Altra fonte: Enciclopedia del Cinema Treccani

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