25 ottobre 2006

Mel Gibson: film sui briganti

La notizia è ghiotta, per chi come me si interessa alla storia del brigantaggio, in specie quello meridionale. Pare che Mel Gibson stia progettando di fare un film sui briganti, che intorno al 1861 hanno reagito contro i Savoia che hanno imposto dall'alto l'unità d'Italia senza coinvolgere il popolo.
La notizia è stata lanciata dalle agenzie Adnkronos e Ansa il 22 ottobre. Molti giornali l'hanno ripresa.
Mel Gibson è tornato in Basilicata, sui luoghi dove girò The Passion; questa volta per scegliere i luoghi dove mettere in scena la "resistenza stracciona" dei briganti contro il Regno dell'Italia unita e il Risorgimento.
Gibson è stato anche visto, confuso tra la folla, nel parco della Grancìa, a una quindicina di chilometri da Potenza, mentre assisteva allo spettacolo La storia bandita, che rievoca le imprese dei briganti contro l'occupante piemontese.
Forse Gibson, dopo Braveheart e Il patriota, vuole realizzare una storia legata al brigantaggio meridionale che, con la sua epopea di guerra di popolo alimentata da spinte indipendentiste, si inserirebbe nella stessa linea ideologica dei due film precedenti.
Io non apprezzo molto Gibson regista, mi riferisco in modo particolare a The Passion, film che altrove ho definito di bassa macelleria. Ma che uno del calibro di Gibson faccia un film sui briganti mi intriga molto. Siccome presumo che saranno molti ad andare a vederlo, certamente contribuirà a far conoscere l'altra storia, quella dei vinti.
Speriamo che Gibson questo film lo faccia veramente.

23 ottobre 2006

Voti alla Festa del Cinema di Roma


Ecco i miei voti ai 25 film visti alla Festa del Cinema di Roma

Fur: un ritratto immaginario di Diane Arbush di Steven Shhainberg - Voto: 5
Le voyage en Arménie (Armenia) di Robert Guédiguian - Voto: 7
Uno su due di Eugenio Cappuccio - Voto: 5
N (Io e Napoleone) di Paolo Virzì - Voto: 7
Akumu Tantei (Nightmare Detective)
di Shinya Tsukamoto - Voto: 4
The Departed
di Martin Scorsese - Voto: 5
Les Ambitieux di Catherine Corsini - Voto: 6-
Le Dernier Caravanserail. Le fleuve cruel
di Ariane Mnouchkine - Voto: 2
Alatriste
di Agustin Diaz Yanes - Voto: 5
L'Heritage
di Temur e Gela Babluani - Voto: 7-
The Hoax (L'imbroglio)
di Lasse Hallström - Voto: 6-
Mon Colonel
di Laurent Herbiet - Voto: 6½
Checosamanca 1. Politica
di autori vari - Voto: 6-
La sconosciuta di Giuseppe Tornatore - Voto: 6-
This is England di Shane Meadows - Voto: 6½
Le concile de pierre di Guillaume Nicloux - Voto: 5
Il mondo addosso di Costanza Quatriglio - Voto: 6
Salvatore - Questa è la vita
di Gian Paolo Cugno - Voto: 6½
Nacido y criado
di Pablo Trapero - Voto: 4
The Prestige
di Christopher Nolan - Voto: 6
Viaggio segreto
di Roberto Andò - Voto: 6
Borat
di Larry Charles - Voto: 5
Efter Brylluppet (Dopo il matrimonio)
di Susanne Bier - Voto: 7
American Vertigo
di Michko Netchak - Voto: 4
Izobrajaya Zhertvy (Playing the Victim)
di Kirill Serebrennikov - Voto: 6-

Su questi film scriverò (forse) delle recensioni.

13 ottobre 2006

Festa del Cinema Roma

Ci sono alla Festa del Cinema di Roma. Un po’ di confusione.Bisogna ambientarsi.
Per arrivare ieri a Roma con il treno, i quasi normali problemi. L’anno scorso per arrivare alla Mostra del Cinema di Venezia il treno ha portato 12 ore di ritardo, per un blocco ferroviario per sciopero di agricoltori. Quest’anno per la Festa del Cinema di Roma, con il treno solo tre ore e mezzo di ritardo.
Ho ritirato l’accredito culturale ed ho cercato di capire qualcosa leggendo depliant, programmi, carte varie. Ho cercato di farmi un programma dei film da vedere domani.
Ora che sono qui sento lontane le diatribe su Venezia e Roma. Ora conta solo Roma.
Non riesco a risolvere il problema del collegamento ad internet.
Roma, 12 ottobre 2006

10 ottobre 2006

Berlusconi: assente

Non so a quale area politica appartenga il giornale Italia Oggi, ma suppongo che non sia filoberlusconiano. Io lo compro solo il martedì, per dare uno sguardo all'inserto sulla scuola.
Nel numero da martedì 10 ottobre 2006, il direttore Franco Bechis attacca Silvio Berlusconi per le sue assenze sistematiche dalla Camera di deputati. Da quando è in carica il governo Prodi sono state approvate dieci leggi. Berlusconi non ha partecipato alle votazioni finali otto volte. Le due volte che è stato presente ha votato sì, come la maggioranza di Prodi. Berlusconi è diventato il fantasma dell'opposizione.
Lui parla solo sui giornali e in televisione. Alla Camera perderebbe tempo. E che ci va a fare in Parlamento? Lui è entrato in politica solo per fare il presidente.
Ha minacciato di scendere in piazza contro la Finanziaria. Ma statene certi non lo farà. Lui frequenta solo le piazza virtuali sventolando sondaggi virtuali che non contano niente, specialmente ora che non ci sono votazioni alle porte.
Il campo dove si svolge il gioco della democrazia è il Parlamento, ma lui non sa cosa sia la democrazia. Lui scende in campo solo da Bruno Vespa.
Eppure qualche errore del centrosinistra lo si potrebbe correggere in Parlamento, specialmente in Senato dove Prodi ha una maggioranza risicata. Scrive Bechis: «Ci riuscivano i vecchi comunisti, quando imperava la Dc. Ma avevano un'arma segreta: ogni mattina alle 9 erano tutti in Parlamento...».
Ma che vorreste che Berlusconi imiti i comunisti? Non sia mai.

9 ottobre 2006

Governo Prodi: luna di fiele

















Voglio sperare (o forse illudere) che abbia ragione il viceministro Visco, quando afferma: «Sapevamo che la situazione era drammatica, un iniziale calo di popolarità era scontato».
I sondaggi sul governo di centrosinistra sono neri.
Prodi però si dice sereno: «Non mi turbo assolutamente - ha chiarito - perché il dovere di governare non è quello di "accontentare" ma quello di fare l'interesse del paese. Faremo correzioni, ha aggiunto, ma senza rinunciare ai principi cardine della manovra che sono quelli della equità, del rigore e dello sviluppo».
Ma intanto il 52,5% degli elettori ritiene che se si votasse oggi vincerebbe il centrodestra. Berlusconi gode.
Nando Pagnoncelli, dando i numeri di un sondaggio, rileva che mentre a luglio il 57% degli italiani esprimeva un giudizio positivo sul governo Prodi, oggi quella percentuale è precipitata al 41%.
Il cielo è sempre più plumbeo per Prodi e sempre più blu per Berlusconi.
Secondo un altro sondaggio il 50% degli italiani ritiene che il governo cadrà in anticipo rispetto alla scadenza naturale, 8 su 10 sono insoddisfatti della situazione del Paese, 2 su 3 non gradiscono la Finanziaria.
Bisogna ricorrere ai ripari, correggere gli errori e per il futuro farne di meno.
L'indulto non è sceso giù quasi a nessuno nel centrosinistra. L'idea che si potessero toccare le pensioni e le aperture sui diritti di cittadinanza per gli immigrati hanno fatto il resto.
La luna di miele tra Prodi e gli italiani è diventata luna di fiele. Qualcosa di buono è stato fatto, ma non si è riuscito a farlo sapere e a farlo capire. Ci manca la capacità di comunicare. Su questo dovremmo imparare da Berlusconi, il grande comunicatore (anche se poi l'elezioni le ha perse).
Ma forse non è solo questione di comunicazione. Beppe Fioroni ha detto: «Prima vivevamo in un mondo virtuale gestito dal grande Fratello. Ora dalla virtualità siamo passati alla realtà, che è peggio del previsto. Ma ripristinare i conti è un obbligo morale».
Il settimanale inglese The Economist spara a zero contro Prodi. «Coloro che avevano sperato che il governo Prodi avrebbe messo fine al gioco delle tre carte sui conti pubblici - scrive in un suo articolo - devono essere rimasti delusi da questa prima Finanziaria. Non ci sarà sviluppo e Regioni e Comuni aumenteranno le imposte». Ma forse agli inglesi qualunque cosa si faccia in Italia, non gli andrà mai bene.
Ma qualcosa per bloccare la frana bisogna però farla. Alla fine, in democrazia, per vincere contano i voti.

8 ottobre 2006

Anna Politkovskaja: il potere continua ad uccidere

Quattro colpi di pistola hanno ucciso a Mosca la giornalista Anna Politkovskaja, colpevole solo di dire la verità.
«La sua uccisione sembra essere una punizione per i suoi articoli», ha detto Dimitri Muratov, direttore della Novaia Gazeta, giornale per il quale scriveva la Politkovskaja. Tra gli azionisti del bisettimanale "Novaia Gazeta" vi è l'ex presidente sovietico Mikhail Gorbaciov.
Anna Politkovskaja aveva ottenuto fama mondiale e premi internazionali per le sue inchieste sugli abusi sui diritti umani commessi dal governo Putin, in particolare in Cecenia. Aveva scritto, attaccando Putin, anche delle violenze delle truppe russe sui civili ceceni, dei morti del teatro Dubrovka, della strage di bambini a Beslan.
Era stata arrestata ed aveva subito un altro tentativo di omicidio.
Le indagini sulla sua uccisione sono condotte direttamente dal Procuratore generale della Russia, Yuri Chaika.
Ma il segretario dell'Ordine dei giornalisti russi Igor Iakovenko è scettico sui risultati del lavoro investigativo ufficiale. «Faremo una nostra indagine», ha detto alla radio Eco di Mosca, «non c'è nessuna speranza che l'inchiesta delle forze dell'ordine porti a dei risultati, come dimostrano casi precedenti».
Sono almeno dodici i giornalisti uccisi nella Russia di Putin. Tre nel corso del 2006. E su nessuna di queste morti è stata fatta piena luce.
Anna Politkovskaja sosteneva che sono proprio le scelte politiche di Putin ad alimentare il terrorismo che dovrebbero eliminare. In questo Putin è stato aiutato enormemente dalla teoria della "guerra al terrore" di Bush e Blair. I sequestri, le uccisioni extragiudiziarie, le sparizioni, le torture e gli stupri non eliminano il terrorismo, ma lo alimentano.
Putin ha cercato di convincere la comunità internazionale che anche lui sta combattendo il terrorismo globale, che anche lui partecipa a questa guerra così di moda oggi.
Anna Politkovskaja aveva quarantotto anni ed era madre di due figli. Raccontava nei suoi articoli di un potere sempre più invadente e verticistico sotto Putin, e del sonno delle coscienze fra i russi.

7 ottobre 2006

I libri di Francoforte

Alla Fiera del Libro di Francoforte, che è aperta dal 4 all'8 ottobre, è presente tutta l'editoria mondiale. 170 mila metri quadrati di spazio espositivo, 7.272 editori presenti, 113 paesi partecipanti, 270.553 titoli da catalogo. Quest'anno tornano in fiera Iraq, Tanzania, Nepal e Azerbigian. Ospite d’onore della fiera è l’India di oggi, con le sue 24 lingue ufficiali, 120 lingue regionali e dialetti, più di due miliardi di abitanti e 80.000 libri pubblicati ogni anno (saranno presenti alla fiera 200 editori indiani e 30 fra i maggiori autori, tra cui Amitav Ghosh e Amit Chaudhuri).
Non ci saranno solo libri, ma anche film, musica, serial tv, videogiochi. Ma è ovvio che la parte del leone continuerà a farla il libro gutenberghiano. Nel 1999 a Francoforte fu lanciato l'e-book, annunciato come strumento mirabolante che avrebbe dovuto sostituire il libro di carta; ma oggi dell'e-book non se ne parla più. Fallito. Il libro di carta da toccare, sfogliare, odorare crediamo che continuerà a mantenere per sempre il suo fascino.
Ma nello stesso 1999 furono anche lanciati, in un minuscolo stand giapponese, i brutti timidi buffi esserini dei Pokemon.
Fra i banchi della Fiera si annidano potenziali best-seller, capolavori ignoti, gli affari dell'anno dopo. Agenti e giornalisti si aggirano famelici, in cerca di novità.
L'Istituto Italiano di Cultura presenterà, in dibattiti e incontri, 11 autori: Luciano Canfora, Dacia Maraini, Davide Paolini, Gianrico Carofiglio, Giancarlo De Cataldo, Grazia Livi, Gianni Celati, Alessandro Nova, Valeria Parrella, Riccardo Campa, Ugo Riccarelli.
Prima o poi alla Buchmesse di Francoforte dovrei andarci.

6 ottobre 2006

Non sparate sulla Croce Rossa

Premetto che qualsiasi porcata il governo di centrosinistra farà, io non gli toglierò mai il mio voto. Il peggior governo di centrosinistra sarà sempre migliore del migliore di centrodestra. La sinistra, comunque, è la mia famiglia ed io non la rinnegherò mai. Non capisco gli elettori pentiti del centrosinistra, i quali non perdono occasione per attaccare l'attuale governo, minacciando di votare (o tornare a votare) Berlusconi. Ma sarà poi vero che hanno votato Prodi? Il loro livore me lo fa dubitare.
Ma le porcate sono porcate. Chiunque le faccia. E qualcuna certamente ne è stata fatta con la minacciata finanziaria, se sindaci di sinistra del calibro di Veltroni, Cofferati, Chiamparino e Domenici l'hanno bocciata. Il rischio che loro denunciano è che quello che a livello centrale i cittadini dal reddito medio-basso riescono a guadagnare, poi a livello locale saranno costretti a sborsarlo al doppio. Anzi Chiamparino prevede conseguenze peggiori ancora. Ha quantificato che i tagli per Torino, se venisse confermata la Finanziaria così come è stata presentata da Padoa-Schioppa, sarebbero tra i 184 e i 196 milioni di euro. «Significa - ha spiegato Chiamparino - che al netto dalle spese per il personale, si taglierebbero tutti i servizi all'assistenza, alla scuola e al lavoro. E se anche applicassimo il massimo delle tasse per quanto riguarda l'Ici e l'Ire, non arriveremmo comunque a coprire la metà dei tagli che la Finanziaria ci chiede».
Mentre le critiche avanzate da tutti i Sindaci di sinistra fanno preoccupare il governo, che è già ricorso ai ripari, non gliene fa un baffo (e anche a noi non fregano niente) le minacce di Berlusconi di scendere in piazza. Qualcuno ha detto che se veramente quest'ultima minaccia venisse messa in atto, piazzando le telecamere si individuerebbero sicuri evasori fiscali.
Per tutte, io voglio citare una porcata, che colpirebbe tutti, ma ovviamente maggiormente i più poveri, e cioè il ticket sul pronto soccorso. Ma a chi gli è venuta questa idea? Bisognerebbe ricoverarlo e dimetterlo ogni giorno.
Mi consola il fatto che pare, a detta di sondaggisti come Piepoli e Weber, stia passando nell'opinione pubblica il messaggio che l'attuale governo voglia colpire i ceti medio-alti, per una ridistribuzione più equa della ricchezza. Ma in questa direzione bisogna fare molto e molto di più. Berlusconi, in proporzione a me, non paga niente.

5 ottobre 2006

Partito Democratico, dubbi

Quando molti anni fa si pensava di cambiare il nome al Partito Comunista Italiano, io proponevo di cambiarlo in Partito Democratico. Ma allora non c'era la Margherita con cui fondersi. Aderii con entusiasmo alla svolta della Bolognina di Occhetto. Ma allora non si pensava nemmeno lontanamente di imbarcarsi assieme agli ex-democristiani.
L'idea di formare, come negli Stati Uniti, due grandi raggruppamenti che si sarebbero contrapposti nelle tornate elettorali, mi intricava molto. Ma ero consapevole che si trattava solo di un pio desiderio. In Italia mai si sarebbe riuscito ad aggregare partiti e partitini, né a destra né a sinistra. La frammentazione è connaturata alla politica italiana.
Il Partito Democratico, a cui si vuol dare vita oggi, è tutt'altra cosa rispetto a quel mio sogno di allora. Oggi si vuol mettere insieme l'inconciliabile. Le contraddizioni sono molte, insuperabili. Ed anche le resistenze sono tante, sia nei ds di Fassino che nei dl di Rutelli.
Si va verso quella meta con un'operazione quasi verticistica, coinvolgendo poco o niente la base. E già 43 esponenti della sinistra ds hanno detto no. Tra di essi vi sono: Giovanni Berlinguer, Piero Di Siena, Claudio Fava, Marco Fumagalli, Fabio Mussi, Pasqualina Napoletano, Giulia Rodano, Cesare Salvi, Alba Sasso; per citare solo quelli che per ragioni diverse conosco meglio. Dicono: «Non possiamo accettare che gli stati maggiori si facciano interpreti, senza chiare verifiche democratiche, della volontà popolare, e in nome e per conto dei militanti e degli elettori, procedano alla fusione tra Ds e Margherita, non possiamo accettare che nasca un partito che non contenga, né nel nome né nel simbolo, le parole "sinistra" e "socialismo"».
Ma dubbi sulla nascita del Partito Democratico vengono avanzati anche da esponenti della maggioranza dei ds. Caldarola per esempio ritiene che l'appartenenza del nuovo partito al Pse - Partito del Socialismo Europeo - sia una precondizione per la sua adesione.
Esattamente il contrario di quello che chiede Castagnetti della Margherita. «La cultura cattolico-democratica deve essere tra le culture di riferimento del Partito Democratico. Una prima conseguenza è che il nuovo partito non può finire nel Pse, che è la casa socialista».
Anch'io pongo come condizione per una mia eventuale adesione al Partito Democratico che esso faccia parte a livello europeo del Partito del Socialismo Europeo.

3 ottobre 2006

Dopo i briganti: si riparte

"La Settimana dei Briganti" mi ha preso anima e corpo; non esisteva il tempo per scrivere in questo diario. Ricontattare quotidianamente i relatori, preparare una scheda bio-professionale-bibliografica di ognuno di loro per un'opportuna presentazione prima degli interventi, curare i tecnici dell'amplificazione, della registrazione, della fotografia, delle riprese, assicurare il regolare funzionamento della mostra mercato dei libri sul brigantaggio, prodigarsi affinché gli eventi collaterali al convegno avessero una buona riuscita, provvedere all'ospitalità dei relatori, curare i rapporti con i componenti del comitato d'onore per garantirsi un loro intervento. Insomma un lavoro immenso. Sette giorni erano lunghi da passare.
Ma ora tutto è finito. Tutto ha funzionato quasi alla perfezione. Nessun relatore ha dato forfait.
Vi è stata una grande partecipazione di pubblico fin dal primo giorno. La sala era sempre piena.
Il fenomeno del brigantaggio meridionale è stato sviscerato da molteplici punti di visti. Relatori pugliesi, calabresi, lucani, campani hanno documentato ed illustrato le gesta dei briganti regione per regione.
E' stato fatto il punto sulla situazione degli studi sul brigantaggio ad oggi, con relazioni competenti ed avvincenti. I relatori erano forse i massimi conoscitori della materia. Valentino Romano, Ulderico Nisticò, Rosario Quaranta, Mario Guagnano, Dino Levante, Vincenzo Labanca, Antonio Trinchera, Alessandtro Romano, Raffaelle Nigro, sono nomi molto conosciuti da chi si interessa dell'argomento. Per la prima edizione della "Settimana dei Briganti" abbiamo privilegiato gli studiosi "irregolari" rispetto agli accademici. Daremo nei prossimi anni spazio anche a questi ultimi.
Alcuni amici lettori di questo mio blog sono stati presenti fisicamente al convegno. Li ringrazio e li saluto caramente.
Dopo l'intervallo della "Settimana dei Briganti" da domani riparto con le mie riflessioni in questo diario.