28 giugno 2011

Rivista "Brigantaggio politico e sociale" - Editoriale

Brigantaggio politico e sociale
di Rocco Biondi

Sono passati 150 anni da quando i Savoia piemontesi invasero ed annessero il Regno delle Due Sicilie, che allora comprendeva le attuali regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia, oltre a gran parte dell'odierno Lazio meridionale (distretti di Sora e Gaeta) e al Cicolano (distretto di Cittaducale), l'area orientale dell'attuale provincia di Rieti.
Sono in atto le celebrazioni del centocinquantenario della cosiddetta unità d'Italia, in tono minore e con diverse contestazioni, anche se il presidente Giorgio Napolitano, con impegno degno di miglior causa, si sforza di ripetere le trite false storie risorgimentali.
Molteplici sono gli studi, sia di accademici che di irregolari, che documentatamente danno vita ad una controstoria del risorgimento. Nuova luce viene gettata su fatti ed avvenimenti che finora erano stati letti colpevolmente solo dalla parte e nell'interesse dei vincitori piemontesi invasori. Anzi talvolta, in cattiva fede, tali pseudo fatti erano stati inventati per mera propaganda adulatoria.
Si scopre che i cosiddetti padri della patria sono stati mossi da finalità poco nobili. Interessi economici inconfessati hanno dettato comportamenti che hanno calpestato i più elementari principi del vivere civile. Il Sud fu invaso senza alcuna dichiarazione di guerra. Le popolazioni meridionali sono state calpestate e spogliate della loro dignità umana. Fucilazioni spietate di chi resisteva, massacri di civili inermi, interi paesi incendiati e rasi al suolo, deportazioni di massa di oppositori, donne violentate. In questo modo fu fatta l'unità d'Italia.
Non vi è quindi nulla da celebrare. Noi meridionali continuiamo a ricordare e a commemorare. La presa di coscienza di quello che di tragico ed orrendo ci fu fatto continua ad allargarsi sempre più. Associazioni, movimenti, convegni, eventi si moltiplicano a macchia d'olio. Stampa e televisioni nazionali non riescono più a ignorare tutto quello che viene organizzato e detto quasi ovunque, dalle grandi città ai più piccoli Comuni.
I partiti politici tradizionali sono rimasti spiazzati. Cresce lo scontento contro di loro. Comincia a sentirsi il bisogno di nuove aggregazioni, che superino le tradizionali divisioni tra destra e sinistra e lascino il posto ad un nuovo sentire: la comune appartenenza al Sud. E' ancora un movimento indistinto e frastagliato, che ha bisogno di tempo per amalgamarsi e produrre una spinta quanto più unitaria possibile verso una nuova forma-partito, intesa nella più nobile accezione. Anche se alcuni, pur con le nuove idee, continuano ancora a militare nei partiti esistenti.
Non sappiamo, né prevediamo quale sarà lo sbocco di questo movimento. Vogliamo però che questo movimento vada avanti e cresca sempre più, nell'interesse nostro e dei nostri figli, per non vederci più costretti ad abbandonare la nostra terra per cercare altrove migliori, o quantomeno normali condizioni di vita; vogliamo che queste condizioni vengano create qui e subito. E questo compito non possiamo delegarlo a nessuno, dobbiamo esserne noi stessi gli artefici.
Ognuno deve fare la sua parte. L'obiettivo che noi ci proponiamo con questa nuova rivista è principalmente di carattere culturale. Per capire verso dove si deve andare per migliorare le proprie condizioni di vita, bisogna conoscere da dove si proviene. Sapere chi erano i nostri padri, scoprire per cosa hanno lottato, conoscere i risultati positivi che hanno conseguiti, riflettere sulle loro sconfitte, ma anche studiare le cause e le concomitanze che hanno portato a quelle sconfitte, è necessario e fondamentale sia per prendere coscienza dei valori positivi che devono guidarci, sia per conoscere gli ostacoli e da chi sono stati frapposti per chiederne il dovuto conto, ma anche per non ripetere gli errori da loro commessi.
Il brigantaggio politico e sociale è stato un fenomeno di massa, che nel decennio 1860/1870 ha coinvolto la stragrande maggioranza degli abitanti dei territori appartenuti all'ex Regno delle Due Sicilie. I briganti di quell'epoca, uomini e donne che per noi assumono solo ed esclusivamente una connotazione positiva, sono stati insorgenti e partigiani che hanno lottato in difesa della loro terra, delle loro famiglie, della loro dignità. Le preponderanti forze militari messe in campo contro di loro li condannarono alla sconfitta. Ma furono sconfitti perché i “piemontesi” usarono contro di loro metodi spietati ed inumani.
Le modalità di quella sconfitta spiegano l'attuale condizione poco felice del Sud. Noi dobbiamo partire da dove i nostri padri briganti furono costretti a lasciare.
Né lasciamoci ingannare dall'imbroglio del federalismo proposto dalla Lega Nord. Con quel federalismo fiscale chi sta bene (il nord) starà meglio, chi sta male (il sud) starà ancora peggio. Il federalismo poteva essere fatto nel 1860, non oggi.
Questa rivista si propone di raccogliere e diffondere contributi di studiosi, di qualsiasi estrazione e formazione, accomunati comunque dall'interesse positivo e dall'amore per il Sud. Saranno proposti principalmente studi storici sul brigantaggio politico e sociale, considerato come la radice ed il cuore dell'essere meridionali. Come pure verranno pubblicate proposte miranti alla crescita e valorizzazione del Mezzogiorno. Cercheremo di non privilegiare nessuna proposta, ma se lo faremo motiveremo e spiegheremo la nostra scelta.
La rivista, pur mirando al rispetto di criteri scientifici, avrà forma divulgativa; si rivolge infatti sia a chi è già addentro a questi studi e a queste idee, sia ai neofiti che vogliono cominciare ad avvicinarsi a questo mondo. Ma la rivista vuole essere anche uno strumento di propaganda per il meridionalismo.
L'interesse per i fatti di brigantaggio, e per il significato che il brigantaggio ha assunto nel tempo e che continua tutt'oggi ad avere, è molto grande. Testimonianza ne è il numero ed il livello altamente qualificato degli autori che hanno accettato di scrivere in questo primo numero. Ma anche dei tantissimi altri che siamo sicuri scriveranno nei prossimi numeri.



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11 giugno 2011

Il generale dei briganti. Risposta alle critiche

Le proteste alle preliminari informazioni sul film tv “Il generale dei briganti”, su Carmine Crocco, hanno sortito il desiderato effetto. Per ora di attenzione all'esistenza di tanti meridionali, i moderni briganti, non più disposti a subire passivamente falsità sugli avvenimenti accaduti nel Sud d'Italia negli anni immediatamente successivi alla cosiddetta unità d'Italia. In prospettiva speriamo che si cominci a tenere conto delle nostre ragioni di allora e di adesso.
Ovviamente anche io concordo sul fatto che non si possa criticare un film senza prima vederlo, e come potrebbe essere diversamente, ma la mia protesta, e dei tanti altri che l'hanno fatta propria, è nata come reazione al come il film veniva presentato, nella sua fase iniziale di lavorazione. Quello che veniva detto nel comunicato stampa di lancio dell'inizio delle riprese in Puglia, ripreso da tanti giornali, non poteva essere assolutamente accettato. E' vero che avrei potuto privatamente mettermi in contatto con la Ellemme Group e con l'Apulia Film Commission per chiedere chiarimenti. Ma l'esperienza personale mi insegna che avrei avuto scarsissimo o nessun ascolto.
Le proteste in internet invece hanno ottenuto che un responsabile della casa produttrice, Giorgio Ferrero, si mettesse telefonicamente in contatto con me per dire che il contenuto di quel comunicato stampa non era partito da loro e che comunque sarebbe intervenuto per capire e chiarire. Parimenti il responsabile dell'ufficio stampa dell'Apulia Film Commission, Nicola Morisco, che in un primo tempo aveva tentato con email di scaricare la responsabilità del comunicato sulla produzione, telefonicamente aveva ammesso che vi era stata un po' di superficialità nell'attingere in internet informazioni su Crocco e che avrebbe provveduto ad emettere un nuovo comunicato stampa di precisazione e chiarimento. Cosa che poi è stata fatta; il nuovo comunicato infatti è reperibile sul sito di Apulia.
La Ellemme Group ha poi inviato per email, a me ed ad altri, una lunga nota di chiarimento, che pubblico di seguito integralmente. Non ci resta che aspettare l'uscita in autunno del film sulla Rai, per poter valutare e dire la nostra con più cognizioni di causa. Ora però voglio esternare un'altra perplessità sui contenuti del film su Crocco. Ferrero telefonicamente mi diceva che consulente storico per il film è stato il professore universitario, di Roma Tre, Carlo Felice Casula. Da forse superficiali informazioni esperite in internet risulterebbe che detto professore sia uno storico risorgimentalista dalla parte dei Savoia. Speriamo di aver visto male. 
Rocco Biondi


Un grande cantautore meridionale, Rino Gaetano scrisse nella sua canzone forse più riuscita, il verso “Mio fratello è figlio unico perché non ha mai criticato un film senza prima vederlo”. Tutta la troupe del film “Il Generale dei briganti” ha ripensato a quelle pungenti parole, leggendo le feroci accuse del signor Rocco Biondi riguardo al lavoro di cui abbiamo da poco iniziato le riprese. Il signor Biondi, certamente per amore riguardo la storia del meridione e delle lotte portate avanti dai briganti, si scaglia contro il nostro progetto, accusandoci di superficialità e ignoranza storica. Ma il signor Biondi non solo non ha potuto vedere il film (dovrà aspettare l’autunno, abbiamo appena iniziato a girare!!) ma non ha nemmeno letto la sceneggiatura. Se lo avesse fatto avrebbe saputo che “Il generale dei Briganti” è frutto di oltre due anni di lavoro molto intensi: ricerca storica, documentazione storiografica iconografica e persino merceologica, perché non solo le vicende narrate, ma anche costumi, ambientazioni, acconciature, arredamenti ed ogni piccolo particolare rispecchi le vicende narrate. Se chi si scaglia contro di noi avesse letto il copione scritto con profonda cura da Paolo Poeti e Giovanna Koch, saprebbe che raccontiamo le vicende di cui Crocco fu protagonista, senza mai falsificare la storia, pur confezionando un prodotto artistico e non un semplice documentario. Raccontiamo dunque la delusione dei briganti per come andarono le cose dopo l’iniziale patto stipulato con Garibaldi, come avremmo potuto fare altrimenti? Se chi ci attacca avesse contezza del film che stiamo girando, saprebbe che sull’immagine di una nave che porta lontano il valoroso Carmine Crocco, si racconta della sua angusta fine nel carcere di Portoferraio, nonché di come l’iniziale condanna a morte venne furbescamente tramutata in ergastolo, così da rendere meno pericolosa l’immagine eroica e simbolica di Crocco fra la sua gente. Vorremmo rassicurare gli studiosi del brigantaggio, che il nostro lavoro rispetta profondamente la storia del meridione italiano, e tenta di raccontarne una parte (peraltro controversa e lunga) proprio nel 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, per offrirla in prima serata al pubblico di Rai Uno. Sarebbe bastato -prima di strepitare e condannare il lavoro meticoloso e complesso di un gruppo produttivo ed artistico italiano- chiamarci per chiedere lumi sulle inesattezze lette in un comunicato stampa: avremmo rassicurato il signor Biondi e tutti coloro i quali si sono inalberati, e fortemente preoccupati senza averne ragione certa. Naturalmente dispiace anche a noi che per un disguido (forse una sinossi trovata su altre fonti) sia comparso sul sito dell’Apulia film Commission (il cui eccellente lavoro non smetteremo mai di lodare) un comunicato stampa che non raccontava con precisione il nostro film, ma ci dispiace anche (e ci lascia perplessi) che oggi sia più facile avvitarsi in polemiche violente anche quando esse non hanno nessun fondamento nella realtà. Amiamo il meridione, caro signor Biondi, e abbiamo intenzione di far tutto fuorché offenderlo!

Vorremmo a tal proposito sottolineare come la Ellemme group abbia deciso ancora una volta di realizzare le riprese INTEGRALMENTE nel sud Italia, dando così lavoro a tantissimi italiani (meridionali in particolare), a differenza di altre produzioni che per risparmiare girano in Argentina, in Portogallo o nei paesi dell’Est vicende che narrano storie del nostro paese, paradossalmente “ricostruito” altrove. Lavorare in Italia con lavoratori italiani è una scelta precisa -e costosa- di cui andiamo orgogliosi. A tal proposito è d’obbligo per noi ringraziare pubblicamente l’Apulia film Commission per il contributo prezioso con cui supporta le produzioni che scelgono il territorio e la manodopera locale. Siamo convinti che se la Puglia è diventata un set così appetibile per chi fa cinema o televisione è anche grazie al fondamentale aiuto di chi ha saputo valorizzarne le potenzialità, come ha fatto e fa l’Apulia film Commission, che ci aveva già dato una grande mano nel 2010, quando producemmo “Mia madre” (altro film interamente girato in Italia), enorme successo di pubblico e critica.
Riassumere una vita ricca come quella di Carmine Crocco e in due sole puntate è molto difficile, ed è possibile che il nostro lavoro potrà scontentare qualcuno, che non vi piacciano gli attori scelti, o le scelte di regia. Ma vi preghiamo di vederlo -in autunno, quando verrà trasmesso da Rai Uno- prima di applaudirci o fischiarci. Siamo certi che anche Rino Gaetano approverebbe questa richiesta! Intanto promettiamo di pubblicare entro domani un comunicato stampa che riassuma REALMENTE il nostro film, sperando di avere incoraggiamenti, critiche, consigli e quant’altro sul nostro lavoro.

La troupe di “Il generale dei briganti”;
La ELLEMME group
Vanessa Ferrero

5 giugno 2011

Il generale dei briganti. Film televisivo da boicottare


Non c'è bisogno di aspettare di vedere, alla ripresa autunnale, su Rai Uno le due puntate della miniserie “Il generale dei briganti”, per capire che si tratta della solita storia inventata per inneggiare ai cosiddetti padri della patria, in occasione dei 150 anni della falsa unità d'Italia. Basta leggere i lanci giornalistici sull'inizio delle riprese a Vieste (Foggia) dal 6 giugno 2011.
Viene detto che Carmine Crocco, storico capo dei briganti lucani, contribuì in maniera determinante all’Unità d’Italia, schierandosi a fianco di Garibaldi. Niente di più falso e di antistorico. E' vero che si schierò per un breve periodo con Garibaldi, ma divenne brigante (insorgente, partigiano) proprio perché furono disattese tutte le promesse di Garibaldi. Crocco quindi fu un capobrigante che per diversi anni lottò al fianco dei comitati borbonici, nel tentativo di riportare i Borbone sul trono di Napoli. Nei fatti mise a disposizione degli antiunitari le sue grandi e riconosciute capacità di condottiero, sfruttando il profondo malessere sociale del popolo meridionale.
Altra madornale svista, riportata su diversi giornali, è l'affermazione che Crocco sia stato catturato e poi fucilato a Tagliacozzo. Ciò dimostra assoluta superficialità e ignoranza storica. A Tagliacozzo venne fucilato, l'8 dicembre 1861, il generale legittimista spagnolo José Borges, che aveva combattuto per un certo periodo con Crocco. Carmine Crocco invece morì nel carcere di Portoferraio (Livorno) il 18 giugno 1905, all'età di 75 anni.
A dirigere il film televisivo su Crocco sarà il settantenne Paolo Poeti, che ha al suo attivo solo opere di second'ordine. Protagonista nei panni di Carmine Crocco sarà Daniele Liotti, attore che finora non ha fornito grandi interpretazioni.
L'originale televisivo “Il generale dei briganti” non promette quindi nulla di buono. Anzi, viste le premesse, merita di essere boicottato.