13 luglio 2012

Unica e grande Regione meridionale

L'annunciata soppressione delle province di Lecce, Brindisi e Taranto (per unificarle in una) ridà fiato a chi propone la creazione della Regione Salento, che dovrebbe abbracciare i territori delle suddette tre province, staccandosi da Bari e Foggia. Con il loro progetto vogliono ulteriormente frazionare l'Italia, passando dalle attuali venti a trenta Regioni. Aumenterebbero così burocrazie, quadri e organici, con grande e improduttivo dispendio di risorse, alla faccia della pluriproclamata revisione della spesa pubblica.
Così facendo, nei fatti il Sud, dividendo anziché unire, vuol continuare a contare sempre meno. Da centocinquantanni ad oggi il Nord ha ignorato e sfruttato le Regioni del Sud. Separati noi meridionali abbiamo poca o nessuna forza. Frazionarci ancora peggiora la situazione.
Per noi una buona e vincente proposta potrebbe essere la nascita di una sola e grande Regione meridionale, che dovrebbe accorpare le attuali Regioni del Mezzogiorno: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, più gran parte dell'odierno Lazio meridionale e il Cicolano (l'area orientale dell'attuale provincia di Rieti), per ricostituire il territorio del vecchio e storico Regno delle Due Sicilie. Riaccorpare l'intero territorio del Regno non è sogno nostalgico del bel tempo che fu. Ma è risposta all'abbandono di tutto il Sud, operato della nordica Italia unita. Una regione di circa 20milioni di abitanti (il 35% di tutta l'Italia) farebbe sentire il suo peso.
Pasquale Calvario, di recente scomparso, meridionalista che è stato consigliere regionale in Puglia nelle prime tre legislature e che ha contribuito in modo determinante alla formulazione dello statuto regionale, ha sostenuto che la Costituente repubblicana ha calato dall'alto l'attuale frammentazione regionale, che non aveva nessuna radice storica e sociale sul territorio. Le risorse dello stato e della comunità europea vennero automaticamente dissipate. Le popolazioni non si accorsero nemmeno dell'esistenza delle regioni, non ne ebbero alcun utile, anzi furono costrette a fuggire dalla loro avara terra emigrando. L'aver calato dall'alto sul Mezzogiorno uno spropositato numero di Regioni fa sospettare, scrive Calvario, che si sia voluto applicare il precetto del «divide et impera».
Per riparare il mal fatto si pone come problema preliminare ad ogni altro l'esigenza del riaccorpamento di tutte le Regioni del Sud.
E' scontato che tante saranno le resistenze alla nascita di questa unica macroregione. Scomparendo le attuali esistenti regioni, si perderebbero poteri, clientele, assessorati, consiglieri, apparati. La Sicilia perderebbe la sua "specialità". Ma tantissimi sarebbero i vantaggi di una gestione unitaria di tutto il Sud. A cominciare da una risposta più forte al contropotere criminale.
Una simile macroregione del Sud potrebbe ancora avere interesse a rimanere nell'Italia unita, perché cambierebbero i rapporti di forza. Il Sud non sarebbe più il fanalino di coda dell'economia italiana, ma potrebbe diventarne il propulsore. Si potrebbe così arrivare ad una vera unità. E questo non sarebbe da considerarsi una debolezza. Non dimenticando però che, non ottenendo risultati positivi, a fronte di mali estremi si potrebbe ricorrere ad estremi rimedi. In linea di principio quindi non si escludono scissione, indipendenza e autonomia.
Saremmo - scrive Pino Aprile nel suo “Terroni” - l'ultimo paese dell'Europa unita. Ma, da soli, avremmo la possibilità di trasformare i nostri ritardi in occasione di sviluppo. Non dovendo più “far media” con il reddito del Nord, diverremmo immediatamente il paese europeo ad avere maggiore diritto agli incentivi economici per lo sviluppo; con un impagabile vantaggio aggiuntivo: che i soldi dell'Europa per il Sud, resterebbero al Sud.
Rocco Biondi

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