20 gennaio 2013

Fulvio D'Amore sulla mia recensione di "Michelina Di Cesare"


In risposta alla mia breve recensione del libro di Fulvio D'Amore: Michelina Di Cesare guerrigliera per amore, pubblicata nel mio blog il 23 settembre 2012, l'autore in data 03/01/2013 mi ha mandato la seguente email.
Egregio Signor Rocco Biondi
Evidentemente lei non ha letto con attenzione il mio libro su Michelina Di Cesare o forse, essendo un "giornalista" e non certo uno storico, non capisce il senso della ricerca che non è e non deve essere un cabaret fenomenologico che si presta magnificamente a qualsiasi uso politico.
Politicità della storia non equivale, non deve equivalere allo schieramento della ricerca al servizio di qualcosa che sia diverso dalla ricerca stessa, cioè della verità (di qualche frammento di verità, meglio). Fare storia significa pur sempre in primo luogo interrogarsi sugli interni meccanismi del
lavoro storico, sulla pratica concreta e sui suoi scopi.
I miei 59 libri scritti fino ad ora (dall'Età Moderna a quella Contemporanea) non sono stati mai improntati per fini commerciali. Facendo parte della Deputazione Abruzzese di Storia Patria (L'Aquila) molti dei miei saggi, prima di essere approvati e pubblicati, sono stati sempre vagliati da severi Comitati Scientifici.
Oltretutto, lei dovrebbe dimostrare che le fotografie pubblicate nel libro non sono quelle di Michelina Di Cesare (come lei afferma).
Per questo le dico che le solite chiacchiere da bar lasciano il tempo che trovano.
La consiglio di frequentare gli archivi, invece di sparare a zero su chi da oltre venti anni studia la storia del Meridione con fatica e rigore storico.
Tra l'altro, prima di esprimere giudizi semplicistici dal suo Blog, occorre confrontarsi con le note del mio libro e verificarle.
Tenga ben presente, che nessuno storico può accontentarsi di verità imposte da partiti, o magari da conventicole di varia natura e portata, né di giudizi dati da "giornalisti".
Cordiali saluti
Fulvio D'Amore
Avezzano (AQ)
Formulo qualche risposta e considerazione sul contenuto dell'email, sorvolando comunque sulle "chiacchiere da bar" in essa contenute.
1) Quando un autore pubblica un libro, lo affida alla valutazione del lettore che può essere positiva, negativa, indifferente. La mia comunque è frutto di una molto attenta lettura, anche delle note.
2) Lei niente ha detto del mio appunto più significativo: "Delle 343 pagine del libro solo una ventina parlano della brigantessa Michelina Di Cesare".
3) Per quanto riguarda la pseudo foto di Michelina Di Cesare riporto quello che ha scritto Paolo Morello (che ha insegnato storia della fotografia in varie università e ha diretto l'Istituto Superiore per la Storia della Fotografia), nel suo libro Briganti del 1999 a pag. 50: «Un incanto analogo promana da due cartes de visite, oggi all'archivio del Museo del Risorgimento di Roma, che effigiano una bella brigantessa in costume (qualche volta identificata con Michelina Di Cesare, ma senza fondamento...). Queste fotografie non raffigurano una brigantessa reale, assai probabilmente, bensì una modella, messa in posa dal fotografo nel suo atelier». E aggiungo che il volto della modella nulla ha a che fare con quella di Michelina Di Cesare morta, uccisa e fotografata dai piemontesi.
4) Meraviglia che nella bibliografia del suo libro non abbia citato Brigantesse di Valentino Romano del 2007, quindi antecedente al suo e della stessa casa editrice Controcorrente.
Cordiali saluti
Rocco Biondi

1 commento:

Valentino Romano ha detto...

Rocco, credo che il pur attento D'Amore non abbia avuto notizia del mio libro. Mi rifiuto di pensare infatti che un autore - che rivendica a sè la medaglia sacrosanta che spetta a "chi da oltre venti anni studia la storia del Meridione con fatica e rigore storico" - possa ricorrere volontariamente a simili piccinerie omissive. Né credo che il suo (e, una volta, anche mio) Editore abbia fatto come quel famoso marito che per far torto alla moglie… . E’ infatti evidente che omettere un titolo del proprio catalogo, è operazione che certamente non giova alla propria immagine e alla diffusione. Ogni ipotesi contraria a questa mia convinzione sarebbe semplicemente “malafede” o “gelosia”. E non ritengo certamente D’Amore e Golia capaci di tanto!
Ma poi, conoscendo D'Amore e avendo letto il suo lavoro, mi convinco sempre più della sua “ignoranza” (detto etimologicamente come “mancanza di conoscenza”, intendiamoci bene!): se mi avesse letto non sarebbe incorso certamente in alcune "sviste" che mi riservo di evidenziargli amichevolmente non appena ne avrò l’occasione.
Tra tutte ti cito quella di pag. 112: “Esaminando i processi della Corte d’Assise di S.Maria Capua Vetere (interamente trasmessi all’ufficio del procuratore del re presso Sulmona nel 1867) SI RICAVANO NOTIZIE INEDITE SULL’INTREPIDA GUERRIGLIERA. INNANZI TUTTO RISULTAVA NATA A CASPOLI IL 28 OTTOBRE 1841…”. Orbene, se D’Amore avesse avuto la ventura di compulsare il mio testo… a pag. 96 dello stesso vi avrebbe trovato…proprio l’INEDITO. Che poi, ad essere intellettualmente onesti, la notizia era stata già pubblicata da Restivo e da altri… io l’avevo semplicemente verificata.
Però capisco benissimo: l’entusiasmo per l’argomento trattato, la passione puntigliosa per i particolari e la voglia di arrivare "primi" ad ogni costo o di apparire come tali, a volte nuocciono al rigore scientifico degli studi storici.
Una cosa sola contesto fieramente al D’Amore e al suo Editore: il titolo!!!
Incamiciare infatti la scelta rivoluzionaria, anarcoide e legittimista di Michelina Di Cesare nei panni stretti e riduttivi di “brigantessa per amore” è quantomeno discutibile. Pur cogliendone le motivazioni “commerciali”.