12 aprile 2018

Cavorra, di Antonio Ciano


Il termine “Cavorra” è la fusione di Cavour e di camorra, come risulta dalla introduzione al libro di Pino Aprile e dalla prefazione dell’Anonimo Padano (forse lo stesso Ciano).
     Il libro segue lo stile proprio di Antonio Ciano, che predilige la sostanza alla forma. Oltre al suo pensiero, sono riportate molte citazioni (con tra parentesi gli autori), che sostituiscono o integrano tale pensiero.
     Il libro si costituisce di tre parti. La prima riporta la lunga lettera di Ciano al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. La seconda affronta le persecuzioni piemontesi contro la Chiesa. La terza parla del “genocidio”, ad opera dei piemontesi, contro gli abitanti del Sud.
     Nella lettera al Presidente, dopo aver elencato i tanti primati posseduti dal Regno delle Due Sicilie (per tutti ricordiamo i 443 milioni di lire, rispetto ai 668 di tutta l’Italia unificata), dopo aver riconosciuto che disoccupazione ed emigrazione nel Sud erano praticamente sconosciute, Ciano parla a lungo di Gaeta, la sua città, che nel 1860-61 subì un ferocissimo assedio dal generale piemontese Enrico Cialdini, su istigazione di Cavour. Gli scrittori e storici “salariati” parlano da molto tempo del loro Risorgimento, mentre il nostro Risorgimento è agli albori, scrive Ciano, le strade e le piazze intitolate ai loro assassini e ai loro criminali saranno cancellate dalla toponomastica delle città meridionali, esse verranno intitolate ai Passannante, Crocco, Michele Pezza, Nino Nanco, Guerra, Conte, Palma, Michelina De Cesare ecc. ecc. che combatterono da eroi contro i Savoia piemontesi. La nostra Patria, la Repubblica Italiana, è nata il 2 giugno 1946; quella che chiamarono regno d’Italia non ci appartiene. I Savoia di oggi devono pagare i debiti dei loro avi.
     Sotto Cavour (presidente del Consiglio dal 1852 al 1861, quando morì) la Chiesa subì molte persecuzioni e aggressioni. Scriveva Antonio Gramsci: «Il Risorgimento italiano è stato un movimento politico artificiale, senza basi, senza radici nello spirito del popolo, perché non è stato preceduto da una rivoluzione religiosa; il liberalismo cavourriano, separando lo Stato dalla Chiesa, non fece che spogliare lo Stato del suo valore assoluto». Cavour, dalla sua polizia, fece arrestare nel Sud non solo contadini, operai, artigiani, casalinghe, ma anche prelati, arcivescovi, vescovi, preti, sagrestani, oltre che nobili che si schieravano contro i Savoia. Cavour e il Partito liberale nel 1860 fecero pubblicare un decreto con il quale venivano espropriati le proprietà e i beni della Chiesa e degli ordini religiosi. Nei territori del Regno delle Due Sicilie 54 arcivescovi e vescovi su 61 sono messi al bando o processati. Il cardinale Riario Sforza, primo vescovo del Regno, da Napoli fu esiliato a Marsiglia. Molti monaci e preti furono fucilati. E non solo in questo Regno vi furono arresti e persecuzioni. Furono arrestati o perseguitati il cardinale Corsi arcivescovo di Pisa, il cardinale Baluffi vescovo di Imola, i vescovi di Faenza, di Piacenza, di Carpi, di Parma, e tanti parroci e sacerdoti. Il papa Pio IX mise in luce le angherie che la Chiesa subiva, denunciò la soppressione delle libertà e dei giornali di opposizione, la prigionia di vescovi e preti, le città distrutte e incendiate, le fucilazioni di migliaia di cittadini.
     Gli storici di regime proseguono l’opera sia di indottrinamento che di occultamento e mistificazione della verità storica; condannano la cosiddetta revisione storica. Noi invece, scrive Ciano, stiamo riscrivendo la storia per dare all’Italia repubblicana coscienza e dignità. L’Italia che noi vogliamo è quella nata sulle ceneri del fascismo e di casa Savoia. Non possiamo festeggiare l’invasione piemontese, le stragi e gli eccidi da essi perpetrati, la fame che hanno procurato ai meridionali, l’emigrazione biblica a cui siamo stati sottoposti. L’economia meridionale, nel 1860 tra le più ricche al mondo, oggi non esiste più. Di tutti questi mali Cavour ne è stato il maggiore responsabile. Io (Rocco Biondi) sono stato posto da Ciano tra quelli che potrebbero comandare metaforicamente delle truppe contro i vari Ernesto Galli Della Loggia, Cazzullo, Stella e Rizzo, De Marco. Se non si risolve la questione meridionale, scrive ancora Ciano, dando autonomia al sud, possibilmente in una Macro regione, l’Italia sarà attraversata da una spinta secessionistica, che ora è agli albori, ma forte.
     Da cose scritte nel libro e da numeretti si desume che erano previste foto e note.
Rocco Biondi
    
Antonio Ciano, Cavorra, Veliero Edizioni, Cirò Marina (Crotone) 2017, seconda edizione, pp. 128

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